Il cervello sociale crea campo e racconta storie
Scrive la rivista Scientific American che stare in presenza crea contatto sociale e la condizione per raccontare storie. Una ennesima conferma dei principi sui quali si fonda il counseling bioenergetico accompagnato dal tocco pranico. Avere un contatto visivo attiva il cervello sociale e segnala a un’altra persona che stiamo prestando attenzione. È un modo con cui condividiamo intenzioni ed emozioni. Le onde cerebrali degli studenti sono più in sintonia tra loro quando sono più impegnati in classe. La sincronia da cervello a cervello riflette anche quanto gli studenti si piacciono tra loro e quanto apprezzano l’insegnante: relazioni più strette portano a una maggiore sincronizzazione.
Anche raccontarsi storie fa contatto cerebrale. Le storie che ci raccontiamo sono il mezzo ideale per esplorare il collante sociale che ci lega. neuroscienziati sociali hanno condotto esperimenti sull’accoppiamento dei cervelli usando la narrazione. C’è differenza tra pronunciare una frase e rivolgerla a qualcuno che sta ascoltando. È una condizione diversa se la persona che stiamo guardando mentre raccontiamo ci guardi a sua volta?
Gli scienziati hanno posto un soggetto in uno scanner e gli hanno chiesto di raccontare una storia. In seguito hanno inserito un’altra persona nello scanner e gli hanno fatto ascoltare una registrazione della storia raccontata dalla prima persona. Confrontando l’elaborazione del cervello di chi parlava con quella di chi ascoltava nel corso del test, abbinando la loro attività cerebrale momento per momento è risultato un accoppiamento dei due cervelli. Insomma, il cervello dell’ascoltatore diventa simile al cervello di chi parla. E più i cervelli erano allineati, maggiore era la comprensione riferita dall’ascoltatore.