Il counseling, la volpe di Archiloco, e il gatto di Schrödinger.
Scrive il filosofo Isaiah Berlin: «Tra i frammenti dell’antico poeta greco Archiloco c’è un verso che dice: La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande”. Esiste infatti un gran divario tra coloro (come il riccio), da una parte che riferiscono tutto a una visione centrale, a un sistema più o meno coerente o articolato con regole che li guidano a capire, a pensare, a sentire – un principio ispiratore, unico e universale, il solo che può dare significato a tutto ciò che essi sono e dicono, – e coloro, dall’altra parte, (come la volpe) che perseguono molti fini, spesso disgiunti e contradditori, magari collegati soltanto genericamente, di fatto, per qualche ragione psicologica o fisiologica, non unificati da un principio morale o estetico».
Il counseling esistenziale è “volpe” perché tecnologia d’interazione agente su più piani e con molteplici strumenti (diversamente dalla rigidità monistica del “riccio”).
Il counseling bioenergetico è “gatto” ma quello di Schrödinger. A tutti è nota la famosa metafora del gatto chiuso nella scatola usata dal grande fisico teorico per illustrare come tra realtà e misura di essa si frappone un fattore di indeterminazione. Allo stesso modo il counseling bioenergetico con il tocco pranico e le altre forme di interazioni di campo opera attraverso forme di comunicazione che aggirano le determinazioni di una razionalità fondata sulle credenze.