La necessità della saggezza disincantata e dell’audacia spirituale.
E, bisogna ammetterlo, questo tempo, mese dopo mese, anzi, anno dopo anno, si sta svelando assai impegnativo e fonte di apprendimenti, al di là della resilienza, oltre, molto oltre, poiché ci stiamo avvicinando ai confini dell’irreversibile e quindi alla necessità di un radicale cambiamento.
E’ finito il tempo della pace stabilizzata, è cominciato un altro ciclo, – anche la Terra lo dice, e con essa i suoi abitanti, – che si prenderà tutto il tempo insito nella sua energia, così come il ciclo della pace si è preso e ha consumato il suo tempo di energia. Non è destino, sono cicli, come direbbe Giambattista Vico.
Questo non apparirà così evidente nella nostra quotidianità, nell’immediato, per quanto alcuni segnali non manchino, mano a mano alcune piccole varianti spuntano qua e là: il sottofondo della presenza sparsa delle persone in mascherina, il pensiero improvviso che ci prende quando lasciamo scorrere troppo a lungo e a vuoto l’acqua del rubinetto, l’irrequietezza globale chiacchierata dalle polemiche giornalistiche ma fatta di materia e di sangue, il montare perfino nell’animo onesto della pulsione di “approfittare” di questa o quella opportunità anche se non gli apparterrebbe, ecc.
Attrezzarsi per il tempo della vigilanza, del saper valutare l’inganno, il doppio gioco, la faciloneria, il bisogno che spinge ad agire da predoni, la solidarietà strumentale, e nello stesso tempo sviluppare la creatività, l’audacia, la generosità, la pertinacia nel perseguire valori positivi. Non è che sia tempo di eroismo, direi piuttosto di saggezza disincantata e audace di counseling nell’agire politico e di mentoring dei maestri di pace. Perché un altro ciclo dovrà pur ricominciare, di pace. (M. P.)