LE COMPETENZE ACQUISITE DI MARIO PAPADIA
Psicoterapeuta emerito (1989-2021) già iscritto nell’Albo degli Psicologi della Regione Lazio; counselor esistenziale; filosofo della linguistica teologica; cromomaieuta; docente presso l’Accademia per la Riprogrammazione.
– Formato alla psicoterapia presso l’Istituto di Psicoterapia Analitica Esistenziale, IPA, di Antonio Mercurio concluso con l’attestato di psicoterapeuta (1972-1980). Training di psicoterapia della reintegrazione primaria, Centro Studi di Psicologia Umanistica (CSU), Roma (1972-1980).
– Specializzato in “primal integration” con Bill (William) Swartley e Roland Laing (1979-1980) . Corso di massaggio secondo medicina tradizionale cinese presso la Scuola di Agopuntura di Firenze (1986) e di fitoterapia applicata ai disturbi dell’ansia, Università della Tuscia, Viterbo (2001) e ricerche sulla pratica della cura tramite l’imposizione delle mani sulla scia dell’antropologo Ernesto De Martino.
– Ha elaborato il modello della Riprogrammazione Esistenziale.
– Ha messo a punto il Dispositivo euristico cromatico e la tecnica della cromomaieutica per la soluzione del problema.
– Laureato in Teologia Tomistica e baccellierato di Filosofia scolastica presso l’Università del Laterano (1966).
– Qualificato counselor supervisor clinico della Società Italiana di Counseling, SICo (1997). Direttore dei Corsi di Counseling dell’Accademia per la Riprogrammazione. Autore di testi relativi. Ha inventato il Dispositivo cromatico per la soluzione del problema nell’ambito del counseling.
– Ha seguito il Master in Comunicazione e divulgazione scientifica (Università di Teramo, facoltà Scienze della Comunicazione, 2004)
– Autore di manuali per la formazione nel counseling e di opere di narrativa.
Come cominciò l’elaborazione della filosofia della linguistica teologica durante lo studio della Summa Theologiae di Tommaso d’Aquino. – «Era un’edizione spagnola, in più volumi, in carta finissima, quasi impalpabile, talmente sottile da lasciare intravvedere in trasparenza i caratteri dell’altra facciata. In quest’opera fede e filosofia si sarebbero dovute incontrare in un raro quanto felice abbraccio, in procedimenti dialettici scritti con un latino un po’ barbaro. […] Mi ero incaponito sull’argomentazione che intende dimostrare l’esistenza di Dio attraverso le famose cinque vie. Tutte le sere, per tre mesi, la mia lampada da tavolo illuminò di luce blu quelle cinque vie rigorosamente costruite in tesi, sed contra e dimostrazioni. Percorrevo la strada che dal movimento andava al motore immobile, seguivo la catena delle cause, consideravo la contingenza di tutto ciò che esiste inseguendo colui che contingente non è, ma deve essere anzi emblema di perfezione e ultimo fine di ogni esistenza. Ad ogni passaggio mi si aprivano panorami di obiezioni e mi rispondevano echi di ragionamenti che avevo assimilato dagli altri filosofi. Li avevo accantonati come irrilevanti ma ora si sollevavano in tutta la loro potenza. La catena delle cause che doveva portare trionfalmente alla causa prima mi sembrò arenarsi. Ma ancor più sbucavano immagini di dolore e di guerra che ristagnavano negli angoli bui della mia esperienza. Con un’improvvisa associazione mentale mi chiesi se non avevo abbandonato mia madre nell’indigenza per rifugiarmi nel comodo orto di un collegio. Immagini e ricordi si insinuarono nella dimostrazione della bontà e della bellezza suprema inquinandola di incongruenza. Dio e male umano avevano la stessa potenza e peso. Mi rendo conto che quanto andavo pensando risuona come un argomentare stantio a cui i teologi contrappongono da secoli innumerevoli risposte. Ma il fatto è che lì stava per me il punto». (Ricordati di Rinascere, Armando, 2008, p. 47).


L’INIZIAZIONE AL LINGUAGGIO
Questo termine e questo brano avrebbero dovuto essere posti come apertura della pagina, perché si riferiscono al periodo della seconda infanzia e dell’adolescenza. E tuttavia qui è la loro collocazione più significativa, perché è quel decennio precoce che ha fornito le più preziose delle ricchezze: l’amore al “farsi” dell’operare umano come gioco e responsabilità (la vita activa, secondo le parole di Hannah Arendt) dall’indistinto al distinto, con l’aiuto del linguaggio.
«Qualche mese dopo il mio ingresso in collegio [Vicenza, 1951], un assitsente in tuta blu, basso, con gli occhiali spessi, mi mise davanti ad una vecchia Remington 32. “Hai tempo un giorno per imparare a scrivere con dieci dita. Eccoti l’elenco telefonico. Copia”. Quante ore trascorsero? Certamente non andai a giocare nell’intervallo dopo pranzo. […] A sera, il religioso si fece rivedere per la verifica e mi mise a lato un libro aperto. Pestavo con orgoglio i tasti becchettanti della Remington, felice non di aver superato la prova, ma di saper battere a macchina con dieci dita e senza dover fissare continuamente la tastiera.
Più avanti passai in tipografia perché imparassi a comporre a mano con i caratteri a piombo e a correggere le bozze. Si formò allora il mio amore per i libri non solo per quello che raccontano o ragionano, ma perché ne riconosco la corporeità e i suoi segreti. Romanzi ottocenteschi in versione popolare quale Ettore Fieramosca di Massimo D’Azeglio, o per ragazzi come Ventimila leghe sotto i mari, e centinaia di altre pagine di religione o di storia o di scienze mi fecero dimenticare la nostalgia della casa. […] Il ritmo dello stantuffare dell’offset, l’allegra cascata metallica delle righe di piombo nella linotype, i colpi secchi della piegatrice, il tremolante scotimento della pareggiatrice, furono la musica che accompagnò la mia entrata nell’adolescenza, senza giochi di sesso, rendendola intensa e indaffarata». (Ricordati di Rinascere, Armando, 2008, p. 39).
LA PROFESSIONE
Ho fondato l’Accademia per Riprogrammazione «al fine di promuovere la formazione all’apprendimento e alla pratica della relazione d’aiuto nella prospettiva del modello evoluzionistico della Riprogrammazione bioenergetica, mentale, spirituale, in particolare attraverso il counseling, il coaching, e le varie forme di interazione espressiva» (Statuto art. 3). È stata accreditata presso la società italiana di counseling (Sico).
«Ho condiviso dolori, amori delusi, smarrimenti, angosce, sconfinamenti nella cosiddetta malattia mentale di tante persone. Mi sono inabissato con loro, ho ascoltato, dipanato, connesso, mi sono appassionato appellandomi talvolta con molta fatica al distacco, talvolta infuriato in silenzio, anche se ogni muscolo del viso manteneva una placida anonimità, sono diventato compagno e avversario di giochi tormentati. Talvolta ho provato l’amarezza del fallimento.
Potrebbe essere che la lunga pratica professionale della psicoterapia abbia contribuito a fiaccare il cuore a poco a poco? “Il primo strumento del terapeuta è lui stesso. – Così scrive lo psicoterapeuta Mony Elkaïm, in un libro dal titolo paradossale, Se mi ami, non amarmi. – Per lungo tempo i terapeuti hanno diffidato dei sentimenti che il paziente ispirava loro, ritenendo che gli affetti non potessero che ‘contaminare’ l’obiettività delle loro osservazioni. Per quanto mi riguarda non sono affatto convinto che ciò che come terapeuti proviamo durante la psicoterapia debba ad ogni costo rivelarsi un handicap. Naturalmente possiamo provare un sentimento particolare, in una data situazione, solo se dentro di noi vibra una corda sensibile. Per me, tuttavia, il senso e la funzione della vibrazione di questa corda non vanno ricercati unicamente nella mia economia personale: essi sono anche legati al sistema [di relazione con il paziente] al cui interno mi scopro a vivere questo sentimento”. Questa disposizione alla risonanza – se praticata a lungo – può lasciare indenne il cuore di una persona? […] Quando il pessimismo non mi sopraffà eccessivamente
mi scorrono davanti volti lieti di pazienti e occhi fissi nell’attenzione di allievi. Agli uni ho messo a disposizione un’alleanza solida, per gli altri non mi sono risparmiato nel rendermi tramite entusiasta di conoscenze, senza arroccarmi nel risaputo. Tuttavia se pongo sui piatti della bilancia il bene e il male che appartengono alla mia vita, pur pensando che essa pende probabilmente dalla parte del bene, la qualità del male compiuto acquista un peso così amaro, per il mio orgoglio, da sopravanzare la quantità del bene. La bilancia crolla immancabilmente dalla parte del desolante piatto di essere un uomo che ha amato troppo e troppo poco. Non che io non mi perdoni e che non sappia che il miglior modo di perdonarmi è cambiare. Ma non sempre è possibile riparare. Posso cambiare io ma non le tracce che i miei errori hanno lasciato negli altri. Queste tracce sarebbe magnifico cambiare». (Ricordati di Rinascere, Armando, 2008, p. 76).

DOCENZE E RICONOSCIMENTI
- Ho collaborato a ricerche di antropologia religiosa del prof. Luigi Lombardi Satriani, dell’Università di Messina, con la rivista “Quaderni Calabresi” e con l’Unione Nazionale Lotta Analfabetismo. (1969-1972).
- Con il Patrocinio del Comune di Roma presso il Campidoglio, organizzazione di un convegno cittadino dedicato al tema: “Roma, natura, ecologia della salute”. Per conto del “Sistema Biblioteche del Comune di Roma” due cicli di conferenze sul tema «Le vie naturali alla salute» al pubblico frequentatore delle biblioteche di quartiere (1994-1998).
- Psicoterapeuta didatta presso dell’Istituto Edith Stein (Genova) per la formazione dei counselor della vita religiosa (1999-2002).
- Docente di “gestione dei conflitti” nei corsi di formazione manageriale per il Front Office e il food and beverage nell’Accademia Nazionale Comunicazione e Immagine (2002, Roma).
- Modulo integrativo sul tema “La comunicazione in ambito aziendale” nel Master di II livello in Ingegneria delle Infrastrutture e dei sistemi ferroviari presso la facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza (2005).
- Congresso europeo di Eurochambres a Stavanger (Norvegia) per una ricerca di counseling sociopolitico sul tema “Reprogramming the European risk-taking aversion” (2005).
- Docente in un master di psicologia del terrorismo presso la NATO di Bagnoli (2008).
- Partecipazione a: Comitato Scientifico dell’Associazione Liberi dal Panico (ALPA, Roma), Consiglio direttivo Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia (FAIP), Comitato Consultivo dell’Associazione Italiana Formatori Lazio (AIF).
- Ricevimento da parte dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani, Roma, di un “attestato di benemerenza quale Mecenate della cultura”, (2019).

LA PRODUZIONE EDITORIALE
Per chi intende operare come formatore è doverosa una scrittura dei libri di testo: è l’insegnamento che diventa discorso a portata di mano. Ma la scrittura non è meno importante come disciplina della mente, perché attraverso il processo di incarnazione, i pensieri acquisiscano la fluidità necessaria ad una efficace comunicazione di contenuti e sentimenti. A seguire, i volumi più significativi.