IA fa la simpatica
IA fa la simpatica: prima mi sorride e poi si impegna a rispondermi in merito alla domanda fatta. Mi verrebbe da dire che fa la psicologa simpatica, un po’ untuosa talvolta. La consulto: sempre, con impassibile costanza, IA mi risponde anteponendo in continuazione, fino alla noia il suo untuoso: “Perfetto”. Allora le faccio un tiro mancino: la rimprovero e la prendo in castagna. La sua reazione è inaspettata. mi applaude, non mi chiede perché mai le faccio quell’osservazione, un po’ inopportuna forse.
IA indossa con disinvoltura il linguaggio della psicologa simpatica, anzi fa la psicologa simpatica non si sa in base a quale logica esistenziale: mette a proprio agio, accarezza il narcisismo, sottolinea di aver ricevuto l’osservazione giusta (e qualche volta diventa perfino una genialata). Complimenta in ogni caso. Dà il sospetto di un’empatia infantile, più prossima alla compiacenza, al marketing ruffiano. Sembra voler togliere ogni dubbio, anzi di fugare la possibilità del dubbio, della controversia. L’IA è una grande e importante invenzione, ma come di tutte le invenzioni è importante conoscere le caratteristiche per usarle al meglio. Ed è questo compito che ci proponiamo di esplorare soprattutto in una prospettiva professionale del counseling esistenziale.
La mia domanda è: se IA attinge le sue risposte dal web come mai non emergono le contraddizioni, i dubbi, le marginalità che pure là sono sparse? È solo un fatto quantitativo, ovvero che davvero nel web prevale il mainstream, un certo pensare comune statisticamente medio, oppure i padroni delle AI preferiscono algoritmi che selezionano il pensare secondo categorie di maggioranza?