Faremo sedute con la “Intelligenza Artificiale Empatica”?
Una inedita rivoluzione, a cui ci stiamo attrezzando con molta fatica, con un consapevolezza adeguata quella dell’Intelligenza Artificiale, che non intende solo essere “intelligente” ma pure “empatica”. Così l’Intelligenza Artificiale Empatica chiede sottovoce di sostituire oltre che i confidenti in carne ed ossa, costoro in parte già rimpiazzati dai social network, ma anche gli psicologi, i counselor, gli psichiatri, gli avvocati, i consulenti finanziari, i preti, e in parte anche i medici. Ecco allora la questione: come ci possiamo attrezzare, a livello di consapevolezza esistenziale, con l’adeguata riprogrammazione, a questo passaggio, senza voler perdere la nostra originalità individuale e sociale e anzi traendone frutto ad esse positivo? Il fatto del tutto nuovo, è che «con un computer possiamo trasformare quasi tutti i problemi umani in statistiche, grafici, equazioni. La cosa davvero inquietante, però, è che così facendo creiamo l’illusione che questi problemi siano risolvibili con i computer» (N. Yehya, Homo cyborg. Il corpo postumano tra realtà e fantascienza, Eleuthera, Milano, 2005).
Le sue risposte diverranno gradualmente omogenee, livellatrici, fatta salve eventualmente la possibilità che si affermeranno più di una Intelligenza Artificiale Empatica, in tal caso la loro differenziazione avrà solo una base “industriale” come l’hanno fra loro adesso i social network. Insomma, una Machina Sapiens Empatica.